Nasce "PESCARATUTELA/SELFIE", il comitato per la tutela degli otto luoghi identitari della città di Pescara
NASCE
“PESCARATUTELA/SELFIE”
COMITATO PER LA TUTELA DEGLI OTTO LUOGHI
IDENTITARI
DELLA CITTA’ DI PESCARA
Fai un selfie e salva Pescara
Leone Tolstoj forse avvertì il bisogno di attenzione al proprio territorio quando scrisse: “Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio”. Ecco perché in questi anni mi sono dedicato alla ricostruzione della storia della città di Pescara dal 1000 a.C. fino al ventesimo secolo, pubblicando il libro “La grande storia. Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo”. (CONTINUA)
Recentemente ho pubblicato un breve saggio dal titolo: “Pescara: otto luoghi identitari per una città senza rughe”, per permettere a tutti i pescaresi di acquisire con maggiore celerità gli elementi fondamentali della storia della nostra città, attraverso una rilettura che spero desti anche qualche emozione, soprattutto attraverso le citazioni e le foto, molte volte edite, e altre prese dalla pubblicazione “Pescara e Gabriele D’Annunzio” del 1904 in cui ci sono disegni di Tommaso Cascella e Vincenzo Aliprandi che rappresentano scorci della città. E per questo lavoro ho modificato l’approccio: non cronologico, ma territoriale. Ovvero la storia non verticale, ma orizzontale. La pubblicazione del voluminoso libro mi ha condotto a due considerazioni: Pescara, pur essendo di ridotte dimensioni territoriale, ha avuto origine da otto luoghi che si sono articolati in modo autonomo gli uni dagli altri, e che io ho definito “luoghi identitarii” per rendere leggibile la loro importanza storica, urbana e antropologica; e poi c’è l’altra considerazione, e cioè che Pescara ci appare una città giovane perché non ha più le “rughe”, cioè i segni visivi del proprio passato.
Per questo motivo ho proposto la nascita di “PESCARATUTELA/SELFIE - COMITATO PER LA TUTELA DEGLI OTTO LUOGHI IDENTITARI DI PESCARA”.
Vogliamo che la città partecipi alla tutela del proprio Patrimonio Storico, culturale, architettonico e ambientale e questa partecipazione si potrà concretizzare oltre che con l’adesione al Comitato anche facendo dei SELFIE e inviando le foto ai nostri indirizzi di posta elettronica, alla nostra pagina face book e agli altri spazi utilizzati per la nostra causa. I quaranta iscritti hanno già individuato un percorso programmatico che vede centrale la riapprovazione da parte del Consiglio Comunale della Variante al Piano Regolatore per la tutela del Patrimonio Storico-Architettonico, annullato all’inizio dell’anno dal TAR e che il Comitato ritiene centrale nella tutela della città storica. Seguiranno, poi, una serie di iniziative, tra cui emergerà centrale la salvaguardia del Patrimonio ancora esistente, ma pronto ad essere raso al suolo dalla città distratta, menefreghista, meticcia.
LICIO DI BIASE
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“PESCARATUTELA/SELFIE”
COMITATO PER LA TUTELA DEGLI OTTO LUOGHI IDENTITARI DI PESCARA
E’ costituito “PESCARATUTELA/SELFIE - COMITATO PER LA TUTELA DEGLI OTTO LUOGHI IDENTITARI DI PESCARA”, come individuati da Licio Di Biase e descritti nella pubblicazione “Pescara: otto luoghi identitari per una città senza rughe”.
Il Comitato è un’associazione di fatto.
Obiettivo del Comitato è l’assunzione di ogni iniziativa tesa all’ individuazione, al recupero, alla salvaguardia, alla valorizzazione e alla diffusione della conoscenza del patrimonio storico, culturale, ambientale, paesaggistico, architettonico e di ogni altra natura dei luoghi così individuati:
1 – Pescara Colli (Castellamare collinare)
2 - Pescara Centrale (Castellamare pianeggiante)
3 – Borgo Marino
4 – Centro Storico (Pescara)
5 – Villa del Fuoco
6 – Fontanelle
7 – S. Silvestro
8 – Pineta
Si aderisce al Comitato con la dichiarazione di sottoscrizione del presente documento.
Coordinatore è Licio Di Biase (tel. 348 8286229 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. – www.terzomillennio.eu)
Sottoscrizione per adesione:
Nome_______________________________________
Cognome____________________________________
Indirizzo_____________________________________
Città_________________________________________
Tel._________________________________________
Email________________________________________
Firma________________________________________
Pescara,______________________________________
NOTA
Per una comunità non avere la consapevolezza del proprio passato è come vivere senza anima, come scriveva il Sindaco di Pescara Mario Muzii il 13 novembre 1948 a Luigi Polacchi, in occasione del centenario degli avvenimenti risorgimentali del 1848: “Questa celebrazione è per Pescara particolarmente significativa perché, nell’atto di rivendicare la sua ricca partecipazione al Risorgimento Italiano con avvenimenti ed uomini che spesso assursero a interessi nazionali, spera si determini finalmente la cessazione di una gratuita qualifica di città senza tradizioni e senza storia attribuitale dal pregiudizio di persone e di ceti scarsamente informati in materia”. Altrimenti daremo ragione a Charles Yriarte che, nella sua pubblicazione “Les bords de l’Adriatique e le Montenegro”, scritta nel 1878, così ricordava la sua breve sosta a Pescara: … infine un giovane abate con gli occhiali, che rabbrividisce di febbre, con il viso spirituale e pieno di carattere, ci assicura che non dobbiamo dedicare più di un’ora a Pescara, dove neanche una rovina, una carta, un manoscritto, una conversazione, ci attrarrà e potrà trattenerci. La fortificazione è rasa al suolo, non resta nulla dell’antica città; un porto-canale, senza banchine, la collega alla città, si attraversa il fiume su un ponte di barche, lungo tutto il suo corso si innalzano caserme per la guarnigione (…). Queste parole di Muzii, di Yriarte, e di altri pescaresi, hanno profondamente segnato il percorso di attenzione alla storia, alla memoria e ai ricordi della città di Pescara.
Il lavoro fatto in questi anni da studiosi, appassionati e ricercatori è stato condotto con attenzione e dedizione, ed è stato costantemente verificato con i fatti, nell’ottica di uno studio della storia locale fatto con i parametri della scientificità. Un lavoro di storia locale è di notevole importanza per acquisire la consapevolezza dell’appartenenza, in quanto la storia non è fatta dai grandi eventi, o meglio, solo dai grandi eventi, ma dalla vita quotidiana della gente, in riva al mare così come sulle montagne e appartiene ad ognuno di noi. La storia del medioevo non è solo quella delle guerre e delle invasioni, ma è anche la storia di S. Clemente a Casauria con tutte le chiese della vallata del pescarese, fino a S. Eufemia a Maiella e oltre… è la storia delle difficili condizioni di vita degli abitanti di Aternum, all’epoca quasi Piscaria, o del borgo altomedioevale di Colle del Telegrafo e, quindi, ad esempio, non solo dei grandi scontri tra Longobardi e Bizantini che, illustrati solo nell’ambito di vicende legate alla macrostoria, rischiano di apparire distanti, quasi fossero legati a vicende irreali o fantasiose. Scrisse Marc Bloch in “Apologia della storia”: L’ignoranza del passato non solo nuoce alla conoscenza del presente, ma compromette, in questo, l’azione; come dire che chi è titolato a governare il territorio, a compiere scelte, se non conosce il passato distrugge il presente e questa è la caratteristica che ha contraddistinto la classe dirigente locale a tutti i livelli, oggi, così come anche in un recente passato. Un Sindaco ignorante, secondo l’immagine di Bloch, magari non si rende conto dell’importanza di recuperare un mulino ad acqua o rafforzare il recupero di un borgo medievale, preso dalla frenetica ricerca del quotidiano consenso e, magari, si limita solo a riparare una fogna o un pezzo di strada, oppure si impegna, per manciate di voti, a coprire con l’asfalto un tratto di strada, magari con selciato romano. La storia non si finisce mai di conoscerla e di definirla! Lo storico e il ricercatore sanno che occorre sempre scavare per trovare nuove informazioni, notizie sempre più precise e quindi la ricerca storica non finisce mai. Scrisse, sempre Bloch: Il passato è per definizione un dato non modificabile, ma la conoscenza del passato è una conoscenza in fieri, che si trasforma e si perfeziona incessantemente. Quindi, nessuno può avere la presunzione di scrivere una pagina di storia da solo e, soprattutto, non si può mai affermare di avere, per una vicenda o per un evento o per un personaggio, l’assoluta certezza o la totale compiutezza delle notizie. La storia ci appare, quindi, come un continuo divenire di eventi dinamici, alla ricerca di equilibri sempre più avanzati. La storia locale e la microstoria rischiano, negli approfondimenti dei fatti contemporanei, soprattutto attraverso le testimonianze orali dirette, di cadere nella nostalgia, nei ricordi o nel campanilismo. Pertanto le testimonianze, che sono arricchimenti, vanno raccolte e confrontate con i dati e con i fatti “rigidamente” documentati, altrimenti rischiano di condizionare, di essere fuorvianti o, addirittura, di distorcere la scientifica ricostruzione degli eventi storici. La vicinanza temporale dei fatti può nuocere all’ imparzialità delle considerazioni.
L’importanza di un’accurata ricerca è il presupposto basilare per eliminare tutti gli errori che, nel corso dei secoli, si accumulano, per un esagerato campanilismo o magari per esaltare la propria città o un personaggio, oppure per grossolani errori di interpretazione o per altri motivi. La fonte originale va sempre consultata perché, nei secoli, le trascrizioni, le citazioni, le interpretazioni si arricchiscono di stratificazioni ambientali o di grossolani errori. Così nel caso della storia di Pescara, sono emersi errori notevoli, come ad esempio la notizia che nel 213 a.C. il pretore Sempronio Tudinato avrebbe espugnato Aterno facendo settemila prigionieri. L’errore si è determinato nel tempo con una errata traduzione di un brano di Tito Livio che nel libro XXIV al paragrafo 47 ha parlato di Atreni e non di Aterni. Una tale imprecisione ha indotto molti studiosi a considerazioni errate e a ritenere Aterno un grande porto con un importante abitato in epoca “Repubblicana” notizia totalmente infondata. Allo stesso modo è sostanzialmente un errore la notizia di una invasione di Alì Pascià con 105 galee nell’incursione del 1566, oppure che l’Aterno romano fosse un “emporio” delle etnie locali oppure che “l’insula Piscariae” fosse un’isola alla foce del fiume, dal momento che alla foce c’era un ammasso di detriti da identificare con “l’isola dei cannizzi”.
E, poi, recentemente qualcuno ha scritto che Vittorio Emanuele II abbia pronunciato la famosa frase oh che bel sito…, il 17 ottobre 1860 dal Colle del Telegrafo, confondendo il luogo con il bastione del Telegrafo… e così via, potremmo non fermarci più. E questi non sono che esempi vistosi quando si affrontano temi di storia locale o di microstoria. I documenti originali, non quelli contaminati, vanno trascritti, però, con tutti i loro errori. Quelli storici occorre che siano sempre evidenziati, quelli lessicali non vanno modificati, nessuno ha l’autorizzazione a modificarli, ma solo, eventualmente, a evidenziarli. Tutti gli errori, di qualsiasi natura, appartengono, comunque, al contesto storico, culturale e ambientale, e quindi sono parte della ricostruzione storica e, anche, linguistica. Oggi, consegnare alle future generazioni libri o pubblicazioni di qualsiasi natura con le testimonianze ancora leggibili del nostro passato è di assoluta importanza, in un’era in cui, attraverso l’utilizzo del computer come mezzo di conservazione della memoria, oppure del web per la comunicazione, si rischia di non lasciare tracce del nostro passaggio. Questo è ancora più importante nell’era della globalizzazione, che è essenzialmente livellamento culturale e identitario, in cui si manifesta un crescente desiderio soggettivo di valorizzazione delle proprie particolarità, della propria identità, delle proprie peculiarità e del proprio passato, con tutte le ricchezze che ci portiamo dietro, di fronte al meticciamento identitario.
LICIO DI BIASE