"IL GRANDE VALORE DEL PRODOTTO TIPICO" - Intervista a Tino Fortunato Di Sipio.

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Di Chiara Marini

L’esperto dell'economia agro-alimentare abruzzese, Di Sipio perché e come fare leva  sull’enogastronomia per incrementare il turismo in Abruzzo.

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L’Abruzzo guarda sempre di più alla sua valorizzazione turistica, culturale ed enogastronomica e in Regione si stanno radunando le forze per concretizzare alcune mosse strategiche. Si sono riuniti al convegno “L’oro nel Verde”, tenuto all’Aurum lo scorso 8 marzo, per discutere de tema il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso; il dirigente regionale del settore Turismo, cultura e mobilità, Giancarlo Zappacosta; il responsabile cultura del movimento civico ‘Regione facile-Valore Abruzzo’, Mimmo Locasciulli; l’esperto dell’economia agroalimentare abruzzese, Tino Di Sipio; l’esperto di marketing turistico-territoriale, Claudio Ucci e il presidente dell’associazione ‘Roccacaramanico’, Licio Di Biase.

 

Noi del Terzo Millennio abbiamo deciso di intervistare Tino Di Sipio per approfondire uno degli aspetti più rilevanti del territorio abruzzese: l’enogastronomia tipica. 

 

TINO DI SIPIO, LEI IN PASSATO É STATO IMPEGNATO IN POLITICA CON LA DC, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI PESCARA, DELLA ASL, DEL CORECOM E ANCHE ASSESSORE COMUNALE. MA LA SUA VERA PASSIONE E’ L'ENOGASTRONOMIA.  AD OGGI, INFATTI, NE FA IL SUO LAVORO E LA SI PUÒ CONSIDERARE IL PUNTO DI RIFERIMENTO NEL SETTORE DELLE TIPICITA’. COME NATA QUESTA PASSIONE?

Tutto è iniziato da piccolo. Mi piaceva guardare mia madre mentre cucinava, ma erano rare le volte che mi lasciava fare. Lei era ferrarese e mio padre abruzzese e spesso le due culture si mescolavano nelle sue ricette e forse è da lì che è si è sviluppata una fervida curiosità nel capire l’origine dei cibi tipici. Ho iniziato a cucinare seriamente solo quando ero all’estero e ho capito che avevo talento quando invitai a pranzo il cuoco del ristorante sotto casa. E’ da lui che ho avuto le prime conferme, dai suoi consigli ho capito che per cucinare bene avrei dovuto iniziare a studiare il cibo, per cucinarlo nel migliore dei modi e per esaltare i sapori accostandoli con criterio. Credo fermamente che senza conoscere gli alimenti, non sia possibile valorizzare un piatto e la sua storia. Il cibo è capace, infatti, di raccontare le nostre radici. Tanti piatti, per esempio, sono nati in circostanze storiche precise. Ed è il caso della pasta con la pietra, di cui forse pochi ne hanno sentito parlare e quasi nessuno ha mai assaggiato. E’ una ricetta nata a Silvi quando, durante la Prima Guerra Mondiale, gli uomini vennero chiamati alle armi. Le donne della marina, in quelle circostanze, si trovarono a dover sfamare i figli da sole, pur non avendo pesce fresco pescato dai loro mariti, così inventarono la pasta con la pietra. Si tratta di una pietra bianca e liscia che si trovava nelle acque basse, che cucinata con un po’ d’acqua, prezzemolo, aglio e un filo d’olio riusciva a dare quel sapore di mare alla pasta.

QUINDI LEI SI È AVVICINATO ALLA TIPICITÀ DEI PRODOTTI PARTENDO DALLA CONOSCENZA CHE L’UOMO HA DEL CIBO. PIÙ VOLTE HA AFFERMATO CHE I PRODOTTI TIPICI RISCONO A RACCONTARE BENE IL PATRIMONIO DI UN TERRITORIO E HA LAVORATO IN QUESTO SENSO PER ANNI, RITENENDO CHE SIA UN VALORE AGGIUNTO AL TURISMO DELLA NOSTRA REGIONE. 

Certo, credo fermamente che il prodotto tipico sia raro e credo anche che un patrimonio così non possa andare perso. Da anni scrivo sull’argomento. Ho iniziato a scrivere di tipicità nel 1974 con lo pseudonimo di “Sirio”. Ma poi andai avanti e quando ero alla Camera di Commercio mi sono adoperato per ottenere la certificazione dei prodotti tipici e ce l’abbiamo fatta, realizzando iniziative importanti come Mediterranea, l’esposizione al porto turistico, inventariato con l’Atlante dei prodotti tipici. Non solo, siamo riusciti a far dialogare produttori e ristoratori, un’impresa non proprio facile, ma anche in questo caso ci siamo riusciti. Col confronto, loro hanno capito quale fosse il modo migliore per collaborare e vendere i prodotti abruzzesi. Adesso i migliori ristoratori abruzzesi hanno una carta dei vini locali. Dobbiamo lavorare, invece, per raggiungere lo stesso obiettivo con l’olio.  

COME SI STA MUOVENDO LA REGIONE ABRUZZO PER LA CERTIFICAZIONE DEI PRODOTTI TIPICI?

Ci sta muovendo e a confermarlo c’è già stata una tavola rotonda lo scorso 8 marzo all’Aurum “L’oro nel Verde”, che aveva l’intenzione di portare alla conoscenza della popolazione i passi che si stanno compiendo. Ma ovviamente ci sono molti obiettivi da perseguire. Per esempio, il Presidente D’Alfonso, che ha delega al turismo e alla cultura, mi ha già parlato della sua intenzione di certificare tutti i prodotti tipici d’Abruzzo, non solo per farne leva turistica, ma soprattutto per far sì che facciano parte della nostra cultura. Dobbiamo puntare sulla qualità perché anche i grandi media inizino a parlare del nostro territorio. Dobbiamo essere bravi a mettere in atto un’ efficace comunicazione turistica, visto che la nostra regione possiede delle rarità ovvero i prodotti tipici.

 

PARLA DI PRODOTTI TIPICI COME RARITÀ . PER QUALE RAGIONE? E PENSA CHE L’ABRUZZO ABBIA DA OFFRIRE AL TURISTA QUALCOSA DI PIÙ RISPETTO ALLE ALTRE REGIONI D’ITALIA? 

 

Il prodotto tipico è  raro, perché con l’industrializzazione si è andata perdendo nel tempo la sua vera essenza. E’ per questo importante la certificazione, perché i prodotti possano connotare un territorio con la sua storia. E’ raro, perciò è caro. Per capirci meglio: se la fede nunziale costa caro perchè è d'oro  e l'oro è un prodotto raro, così come il prodotto tipico. Bisogna conservarlo e dare ai nostri tesori il valore che meritano. Tipicità vuol  dire raccontare un territorio, la sua storia e la sua cultura che altrove non si può trovare. 

Abbiamo in Abruzzo un patrimonio agroalimentare e dobbiamo farlo conoscere a tutti rendendolo più appetibile possibile.

 

QUINDI QUALI SONO I SUOI PROGETTI PROSSIMI E FUTURI?

 

Mi sto impegnando in questi giorni per una nuova pubblicazione, ma più importante è continuare con la certificazione dei prodotti tipici d’Abruzzo e riuscire a far dialogare produttore e ristoratore, rendendo i ristoranti scrigni dei sapori veri del nostro territorio.